mercoledì 19 agosto 2015

ITALIANO DI MERDA! E IL RAZZISTA SAREI IO? - di Nino Spirlì



Ancora un ottimo Nino SPIRLI': a voi la lettura e le considerazioni:

Sabato 15 agosto 2015 – Assunzione in Cielo di Maria Vergine, Madre di Dio – a casa, a Taurianova


BokassaMi giravano i maroni a mille, quando la stampa mondiale pubblicava in prima pagina le immagini dell’incoronazione del cannibale Bokassa sul trono del Centrafrica. Aveva svenduto uranio, elefanti, diamanti, foreste a mezzo pianeta. In cambio di dollaroni per le sue tasche e puttane per il suo letto. Il francese Giscard D’Estaing ne sapeva molto. Ma anche la Spagna, che si era aggiudicato il diritto di ammazzare 5.000 elefanti l’anno per impadronirsi dell’avorio. Fra l’altro…


idi_amin_9791Mi giravano ancora più vorticosamente quando le immagini arrivavano dall’Uganda, dove Idi Amin Dada, padrone assoluto anche delle anime degli ugandesi, veniva scoperto, anche lui, nel suo peggiore peccato: il cannibalismo. Mentre anche lui, coperto d’oro fino alle larghe narici, si cibava dei suoi oppositori, il popolo ugandese era alla fame e viveva più o meno come l’homo erectus… Capanne di merda e povertà inimmaginabile.

Poi, negli anni, abbiamo scoperto che i governanti africani vivevano e vivono ancora come spietati nababbi, mangiando oro e cacando diamanti, mentre i loro sudditi lottano per sopravvivere. E, anche e purtroppo, che ogni suddito è quasi felice di farlo, visto che non si ribella mai e, quando lo fa, è solo per sostituire un tiranno con un altro tiranno.

Una catena di soprusi e violenza che non troverà mai fine in quelle terre lì. O, meglio, sembra che l’unica fine possibile sia l’esodo ultrabiblico verso Rosarno, Manfredonia, Roma, Milano, Finale Emilia, e tutti gli oltre ottomila Comuni italiani (8.047, per la precisione) che li stanno subendo da troppo tempo ormai.

Siamo invasi da africani che scappano!

E mica solo da guerre: no, no. Anche da povertà, malattie, noia e voglia di lucidatrice e Bimby. Arrivano, se arrivano, nel nostro Paese (e non si sa come abbiano trovato così tanto denaro per pagarsi un viaggio di merda), sapendo già che la sgangherata Europa mette a disposizione per ognuno di loro da 30 a 40 euro al giorno per il mantenimento. Se non glieli dai, QUI si ribellano. Rompono, bruciano, feriscono. A volte, ammazzano.

Fanno, a loro modo, dell’Italia, un’Africa più accessibile alle loro pretese! 

QUI, alzano la voce. QUI, si sentono forti. QUI, vorrebbero costruire la NUOVA AFRICA. Meno afosa, più confortevole.

Si sentono più a casa loro, QUI, che ad Abidjan. Tanto a casa loro, che dobbiamo quasi sentirci NOI a disagio davanti a loro.

Due giorni fa, un giovane forzuto e grasso “profugo”, mentre stava cercando, cuffiette alle orecchie e smartphone in mano, l’elemosina nel parcheggio del centro commerciale di Gioia Tauro, mi ha aggredito con un sonoro “Italiano di merda!”, al mio rifiuto di dargli la moneta peraltro non chiesta, ma pretesa.

Gli ho chiesto, con garbo cristiano, da quale Paese dell’Africa provenisse e mi ha risposto, nervoso, “Mali”. A quel punto, senza generalizzare per tutto il continente, né per il colore della pelle o la religione, gli ho schiaffato sul muso un corposo “Maliano di merda!

Non vuoi che il deficiente mi abbia sparato un “Razzista taliano” sul petto? 

Non ci ho visto più e gli ho ricordato un paio di cose sul suo personale DNA. Ancora scappa! E spero che continui a nuoto fino a raggiungere le rive del continente dal quale è arrivato a CASA MIA.

Cose da pazzi! I razzisti saremmo noi???

Personalmente, ne ho gonfie le cisterne! Già non sopporto e non faccio passare le pretese di cancellare la radice CRISTIANA dell’Occidente, checché ne dicano quattro stronzetti senzaDio, figuriamoci se mi faccio offendere sulla Terra di mio Padre. 

E mi auguro che la misura sia colma per tutti. Dio, la Natura, il Caso, chiunque vogliate (scegliete nel mazzo) ci ha seminati, per forma, colore, sapere e religione, in precisi pollai, separati da mari profondi e montagne altissime. Un motivo ci sarà. Chi si sposta, tenta la conquista, ma chi è invaso ha il diritto e IL DOVERE di difendersi. Con ogni mezzo.

Questo, l’Occidente lo ha dimenticato. Apriamo corsi di sostegno!!!

Fra me e me. Italiano. 

venerdì 14 agosto 2015

MORTA DI LIBERTÀ. ERA SOLO UN TOPINO. di Maurizio Blondet

Consiglio a tutti voi la lettura di questo articolo, DURISSIMO TANTO QUANTO REALE, di Maurizio Blondet
Genitori ed Educatori ne facciano tesoro; e voi, ragazzi che leggete, svegliatevi, e non buttate via la vostra vita.
Potete scegliere: una vita dura ma eroica, dicendo molti NO a quello che il Mondo propone, e dicendo SI a quello che ci propone Nostro Signore Gesù, che è la vera VIA, VERITA' e VITA.
Oppure, una vita da topi. Con la sua fine naturale...
Ha riempito il suo profilo Facebook di proprie foto, la bambina morta a Messina sulla spiaggia. Primi piani dei suoi piercing, la perlina infitta sulla lingua, delle sue pettinature: a cresta, a rasatura alta…tutti per convincersi di esistere, povera sciocca bambina.
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“Guardatemi, sono qui, sono interessante! Sono dark!"  No poverina, a nessuno interessavi. Le foto che hai postato sono tutti “selfie”, perché chi volevi ti fotografasse, né bella né brutta com’eri? Troppo palesemente fuori posto, ancora bambina, in quel travestimento da dura, con gli occhi infantili che non riuscivano a nascondere lo spavento di essere abbandonata in questo mondo? Eri standard, eri una dei tanti, delle nullità da discoteca. Non hai interessato nemmeno i tuoi “amici” dark, che appena sei caduta in spiaggia se ne sono scappati, e per tre giorni non hanno detto nulla, tremanti come vermi – vermi quali sono, quali sono stati educati a divenire: sballo, egoismo, narcisismo, sensualismo, trasgressione, in una parola, “Libertà”.

Ilaria Boemi in una foto tratta dal suo profilo Facebook. La 17/enne e' stata trovata morta sulla spiaggia del lungomare Ringo a Messina il 10 agosto 2015. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Eri una di quelle piccole schiave di queste “Libertà” che ti hanno insegnato i sistemi di persuasione mediatica. La libertà di fare sesso ancor prima di poter provare piacere, perché lo fanno tutte e così si deve fare altrimenti “Il gruppo ti esclude”. La libertà di stare nel gruppo – che è il branco schiavizzatore per eccellenza, luogo in cui le piccole, insignificanti sprovvedute come te, povero topino grigio, sono schiacciate e dominate da esseri ignobili della vostra stessa età, è la catena dove si esercitano le più insopportabili, umilianti angherie…e voi le accettate , ragazzine “liberate”, fate i pompini, prendete la droga, fate tutto quello che vi dice il bulletto o la ganga dei farabuttelli senza onore, perchè altrimenti “vi escludono”; e voi non sapete dove andare. Non avete risorse, né mentali, né morali, per sopportare la solitudine.
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 Gridate aiuto: ma – disgraziate ignare nullità – su Facebook, inferno di derisioni ed insulti, un luogo di giudizi spietati che feriscono e uccidono, dove centinaia di migliaia di insignificanti topini come te si propongono come “interessanti” perché “amo Lady Gaga  Solar Sonika, Fabri Fibra, Rancore & dj Myke.”  Passioni insignificanti per finzioni insignificanti.
 Bisognava che qualcuno ti guidasse. Qualcuno ti disciplinasse, sapesse darti una direzione, un orgoglio di non buttarsi via perché papà e mamma ti amano, sei importante per loro; che ti vietasse quelle che un tempo i genitori chiamavano “le cattive compagnie”. Prendendosi magari i tuoi urli, le tue ribellioni, le tue insopportabili scenate di sprovveduta che è piena di paura di vivere. Un mestiere di genitori.
A proposito, dove erano i tuoi genitori? Per tre giorni, i giornali non hanno detto nulla. la polizia trova un corpicino sulla spiaggia, un corpicino di nessuno – un piccione morto, un topino grigio – e non riesce subito a sapere chi è. Ci mette qualche giorno, la polizia, a risalire agli amici scappati, che s’erano rintanati in casa senza dire nulla in famiglia. Risalgono alla spacciatrice dalle descrizioni dei dark, duri ormai ridotti a topastri tremanti, che spifferano ed accusano subito: “Noi? No. La droga l’ha passata una coi ricci viola…”. Una che i genitori avevano denunciato per droga, che avevano cacciato di casa.
Ma i tuoi genitori, topino, dove sono? Ti hanno cercata? Erano in angoscia per te? Leggo dai giornali che i tuoi negano di aver avuto verso di te incomprensioni o scontri – per forza, ti hanno lasciato fare tutto quello che volevi, – e come “prova” del clima disteso, “uno dei tre fratelli nati dalle precedenti convivenze del padre, mostra il motorino appena regalato alla ragazza”.
Ah ecco. Il “padre” ha avuto “precedenti convivenze”, più d’una. E sicuramente le “madri”, plurime,   hanno avuto anch’esse le “loro esperienze”. Hanno bevuto a grandi sorsi la libertà magnificata dai media e raccomandata dalla pubblicità. A Messina, nelle periferie orribili del sottoproletariato inutile, di quelli che un tempo si chiamavano “Poveri” o umili non si fanno mancare la libertà sessuale, la trasgressione…si sono emancipati anche loro.
Insomma hanno perduto Dio, il Dio a cui credevano bene o male i nonni; ed hanno perduto tutto.
Come tutto il popolo italiano, che si rigettato Dio, non è più nulla e sta affondando nel nulla del suo degrado. Ma in quei quartieri, in quel Meridione, è peggio: perché non avevano altro che sperare in Dio. E adesso, sperano nella libertà sessuale.
Sono diventati schiavi, anche loro, della libertà.
Certo papà e mamme non potevano insegnarti niente, povero topino. Nè imporsi a darti una disciplina che loro mai hanno saputo cosa fosse, né ingiungerti di non frequentare cattive compagnie, ché loro non fanno che frequentarle. Ti avevano regalato il motorino, cosa volevi di più. Così andavi in giro e non rompevi, ché loro dovevano “vivere la loro vita”.
Ti hanno lasciato cambiare scuola due volte, il fatto che tu ti entusiasmassi e poi deludessi di ogni “scoperta” non li ha potuti indursi a pestare il pugno sul tavolo a cena (quale cena, poi? Coi tre fratelli nati da precedenti convivenze?) Ti lasciavano tutta la tua libertà, che era come la loro: vuota, portante al nulla, al callo sull’anima per non sentire l’insensatezza di tutto ciò. Tu per un attimo – non avevi ancora il callo – nei hai avuto il sentore: che tutto fosse sbagliato. I l giorno 21 aprile, su tuo profilo Facebook, hai scritto: «Il buio è più denso ed io non riesco a trovarci un senso».
Infatti avevi ragione, povero topo morto sulla spiaggia. Non ha un senso una vita così. Ci voleva qualcuno – qualcuno che tu amassi, che stimassi abbastanza da sopportarne le prediche, e anche i divieti – che ti parlasse del senso della vita. Della purezza di cui avevi sete senza saperlo, del non darsi, del non buttarsi via con le cattive compagnie; che di aiutasse a tenere la barra della vita. Il senso della vita, a sedici anni, con l’età mentale e l’aspetto di tredicenne, non si trova da soli, senza guida. Si è ancora troppo insignificanti, ancora senza alcuna esperienza di vita (se non quelle già spaventose che ti hanno fatto fare). Ti hanno lasciata libera, col motorino.

ragazza-morta-messina
Così, sei morta. Uno straccetto sporco e bagnato dalla risacca, un piccione con le piume inzuppate e arruffate. Difficile saperne il nome, persino. Chi eri?
Un nessuno . Nessuno ti amava, ti cercava, ti impediva di farti male. Una piccola vita ancora insignificante.
Sei morta di libertà.

giovedì 13 agosto 2015

PAPA OSCURATO DAI MEDIA SE DICE COSE DI "DESTRA" - di Fabio Marchese Ragona

La sinistra inneggia al Francesco "rosso", ma censura le sue posizioni scomode
C'è chi lo vorrebbe vestito di rosso, non per una retrocessione al rango cardinalizio, ma per questioni esclusivamente politiche, per poter finalmente dire che almeno a capo della Chiesa c'è «un comunista».
Giornali e militanti di sinistra inneggiano da tempo al Francesco no global e a quello «gay friendly» ma quando si tratta dei temi cardine del magistero del Pontefice, scatta una repentina censura contro quei discorsi su argomenti all'improvviso scomodi perché lontani dal pensiero dei salottieri rossi. Non è un caso che alcuni quotidiani abbiano dimenticato la posizione di Francesco su aborto, eutanasia, fecondazione assistita, sacerdozio delle donne o matrimoni gay. Chi ha tirato per la tonaca il Papa dimentica che per Francesco la fecondazione assistita è un peccato mortale: nel corso dell'udienza ai medici cattolici italiani, nel novembre 2014, aveva detto: «Noi stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la vita. Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro Dio Creatore».
Parole fortissime, una condanna che si è unita all'attacco del Papa contro quel «pensiero dominante che propone a volte una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l'aborto, un atto di dignità procurare l'eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre». Parole pronunciate solo un anno fa e che non hanno raggiunto però le orecchie di una certa intellighenzia, intenta a dipingere di vernice rossa il Cupolone. Parlando di aborto il Papa ha sferrato un cazzotto molto più potente di quello sferrato contro chi gli insulta la mamma: Bergoglio è tornato diverse sul tema, ribadendo che «non è un problema religioso ma scientifico, perché lì è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema».
E con grande sorpresa, per chi lo vorrebbe a tutti i costi di sinistra, il Papa ha criticato aspramente anche i matrimoni omosessuali: da cardinale di Buenos Aires (ironia della sorte, era vestito di rosso) al suo amico rabbino Abraham Skorka diceva: «In quest'epoca è la prima volta che è sorto il problema legale di assimilare il rapporto omosessuale al matrimonio, e lo ritengo un antivalore e una regressione antropologica. Se c'è un'unione di natura privata, non si coinvolge né una terza parte né la società. Ora, se a quell'unione viene riconosciuto lo status di matrimonio e agli omosessuali vengono concessi diritti di adozione, potrebbero esserci dei bambini coinvolti. Ogni persona ha bisogno di un padre maschio e di una madre femmina che possano aiutarla a modellare la propria identità».
Parole impossibili da trovare sui giornali impegnati a osannare il Papa con la foto del crocefisso falce e martello disegnato dal gesuita padre Espinal e ricevuta in regalo in Bolivia e che, ha ribadito padre Federico Lombardi, «non è da mettere in Chiesa», e infatti è nel magazzino privato. «L'ideologia marxista è sbagliata. Terra, lavoro, tetto - dice - se parlo di questo dicono “il Papa è comunista”! Ed invece l'amore per i poveri è al centro del Vangelo». Salottieri avvisati.

giovedì 6 agosto 2015

Per la serie "il mondo alla rovescia", ESPERIMENTI "HOT" ALL'ASILO: TOCCAMENTI E SCAMBI D'ABITO PER I BAMBINI

Esperimenti "hot" all'asilo: toccamenti e scambi d'abito per i bambini

GENTILI SIGNORE, CARI AMICI,
ACCADE A TRIESTE, MA POTREBBE ESSERE OVUNQUE:


Tra gli enti aderenti all'iniziativa c'è anche il Comune di Trieste. Ferma condanna da parte del segretario cittadino di Fratelli d'Italia Claudio Giacomelli: «Prevede che i bambini scoprano i loro corpi per vedere che sono uguali "tranne la zona dei genitali" (ma non abbiate paura di chiamare i genitali con il loro nome, si raccomandano!)»



Esperimenti "hot" all'asilo: toccamenti e scambi d'abito per i bambini

Sta facendo scandalo l'iniziativa "il "Gioco del rispetto - Pari e dispari", che vede coinvolti i bambini delle scuole materne cittadine e che vede tra gli aderenti anche il Comune di Trieste. «Il concetto dell'uguaglianza tra uomini e donne, così come sancito dalla Costituzione Italiana - spiega in una nota la vicesindaco Fabiana Martini -. Attraverso il gioco, i bambini e le bambine apprenderanno che possono e devono avere gli stessi diritti di scegliere in futuro la professione che li realizzerà, così come da piccoli scelgono i giochi da fare a casa. L'obiettivo del Gioco del rispetto è di trasmettere il valore delle pari opportunità di realizzazione dei loro sogni personali, sia che siano maschi, sia che siano femmine».
Più di qualche genitore è rimasto esterefatto dopo aver letto l'opuscolo che spiegava i contenuti del progetto «facoltativo», tiene a precisare Martini. Toccarsi reciprocamente dopo aver fatto ginnastica per sentire ciò che i loro coetanei provano dopo la fatica, per poi acquisire maggiori competenze sensoriali ed emozionali, esplorando a vicenda i proprio corpi per capire le differenze tra i bambini e le bambine.
Non è passato inosservato neanche il gioco del "Se fossi", in cui si potranno indossare diversi costumi anche non del proprio genere, potendo esprimere le proprio sensazioni, la propria personalità e la propria fantasia, avendo la possibilità poi di rimanere vestiti così nei giochi successivi.
«Progetto del Comune per i bimbi delle scuole dell'infanzia (3-6 anni!!!). Sarebbe (in teoria) un progetto per prevenire la violenza sulle donne (naturalmente finanziato con soldi pubblici)»È quanto afferma Claudio Giacomelli segretario cittadino di Fratelli d'Italia sulla sua pagina facebook.
«Prevede - continua il post - cose come la schedatura delle bimbe che si vestono troppo di rosa o dei bambini che si vestono troppo di blu! (foto 1) Prevede di controllare che i bimbi e le bimbe non usino giocattoli da maschietti/femminucce. Prevede lo scambio dei vestiti (maschi con femmine e viceversa, la maestra coi baffi e il bidello con la gonna!) (foto 2) Prevede di controllare che non ci siano giochi sessisti (i Gormiti!!!) ma solo neutri. Prevede di chiedere ai bambini se la mamma usa il trapano e il papà stira e di chiedere perchè i genitori non imparano».
«E che i bambini scoprano i loro corpi per vedere che sono uguali "tranne la zona dei genitali" (ma non abbiate paura di chiamare i genitali con il loro nome, si raccomandano!). E' un progetto che si autodefinisce di "gender transformative". (foto 3) Sia chiaro, non credo che i bimbi e le bimbe diventeranno omosessuali per questa roba. Ma non credo nemmeno che un bimbo diventerà uno stupratore se gioca con draghi e cavalieri! E che se una bimba gioca con le bambole crescerà disadattata. Ma soprattutto dico: LASCIATE IN PACE I BAMBINI DI 3/4 ANNI! Lasciateli giocare con quello che gli pare e lasciate che mamma e papà li vestano come credono» .
«E tenete fuori certe miserie dalla vita di chi è ancora innocente», conclude Giacomelli.


(tratto da Triesteprima.it )




martedì 4 agosto 2015

PARLIAMO DI CACCIA, DI LEONI UCCISI E DI DEMENZA DIFFUSA – di Paolo Deotto

Un mondo occidentale, cosiddetto civile, che vive ormai sprofondato nella crudeltà e nel vizio più lurido, cerca di scavarsi una nicchia di verginità indignandosi per un animale ucciso. Rileggiamo le cifre della strage quotidiana, comunemente accettata (anzi, elevata a “diritto della donna”) di bambini, consumata col crimine dell’aborto. Siamo alla follia di una società smarrita.

Il mondo è indignato perché si è consumato uno di quei crimini che vanno al di là dell’umana immaginazione per efferata crudeltà, e che rendono il criminale degno delle più severe punizioni, sebbene sia impossibile immaginare una pena che possa bilanciare la mostruosità del crimine commesso.

Mamma mia, cos’è successo? È successo che un tale, ci informano che è un dentista americano che deve disporre di una quantità notevole di quattrini da buttare via, ha fatto una fesseria: ha ucciso un leone in violazione delle norme che regolano la caccia nello Zimbabwe. Pare che il leone sia stato attirato fuori da una riserva naturale in cui viveva e poi ucciso e che l’animale fosse un esemplare di particolare pregio, tra l’altro dotato di un collare elettronico perché oggetto di studio.

Sintesi: un cacciatore americano ha ucciso un animale nello Zimbabwe. Lo ha ucciso violando delle leggi locali e adesso rischia di pagare un conto salato, che andrà ad aggiungersi al conto (salato anch’esso: si parla di 50.000 dollari) che aveva già pagato al cacciatore locale professionista che lo ha aiutato.

Sintesi della sintesi: stringi stringi, cos’è accaduto? Un uomo ha ucciso un animale. Fine. Certamente si possono uccidere degli animali in modo lecito o illecito. Ma si tratta sempre, attenzione, di uccisione di animali. Se stasera, insieme a un po’ di insalatina, mi cucinerò una bistecca di tacchino (cena quanto mai dietetica e morigerata) non per questo mi sentirò in dovere di applicarmi ad amare riflessioni sulla morte del tacchino e sulla crudeltà di chi gli ha tirato il collo. Lo farei anch’io, se avessi un bel pollaio, ma purtroppo vivo in un condominio milanese e non in campagna.

È stato ucciso un animale, certamente bello e prezioso per gli studi naturalistici di cui era oggetto. Tutto vero. Ma resta sempre un animale e, per quanto si faccia il possibile per azzerarla, esiste una differenza tra bestie ed esseri umani. Esiste una differenza fondamentale tra il valore della vita di un uomo e il valore della vita di una bestia. Esistono regolari servizi di macellazione, esiste la caccia, e queste attività sono lecite e regolate da apposite normative.

Negli Stati Uniti (il cacciatore è cittadino americano) è scoppiata l’indignazione più scatenata, alla quale, è ovvio, si è associata l’indignazione anche in Italia. Del resto, non c’è nulla di nuovo. Da decenni e decenni scimmiottiamo gli Stati Uniti, soprattutto nelle porcherie (tante) che producono. I risultati li abbiamo sotto gli occhi.

Se leggiamo alcuni articoli (vedi il Corriere, o La Stampa, o Il Messaggero), abbiamo la cronaca di una reazione caratterizzata da isteria collettiva, alla quale si è associata, né la cosa stupisce – considerando l’irresponsabile che la occupa – la Casa Bianca. Molto interessante è leggere alcuni commenti nostrani. Ne prendiamo uno per tutti: tale Werther Nasolini scrive, in calce all’articolo sulla Stampa: “che vada in galera punto e basta. Una punizione esemplare 15 anni sono pochi”.

Pare che in effetti la pena prevista dalle leggi dello Zimbabwe per la caccia di frodo sia di 15 anni di reclusione. Adesso sarà interessante vedere se il governo degli Stati Uniti accoglierà la domanda di estradizione fatta dal governo del paese africano. Invano il dentista/cacciatore ha dichiarato di essersi fidato delle guide locali che aveva assunto per il suo costosissimo hobby, che gli avevano assicurato che tutto si svolgeva nel rispetto della legge. Il cacciatore deve  morire. La singolare moralità collettiva del pensiero unico lo ha già condannato senza appello.

Di tutta questa mattana si è occupato di recente anche Antonio Socci, con un articolo in cui fa notare che le uccisioni indiscriminate di cristiani a opera dei terroristi islamici non suscitano analoghe ondate di sdegno, né manca Socci di ricordarci che in alcuni paesi, evidentemente incivili, esistono tuttora uccisioni rituali di esseri umani, anche bambini. Anche per queste mostruosità, si chiede, chi organizza manifestazioni di piazza in cui urlare il suo sdegno?

Verissimo. Socci ha ragione. Ma c’è un altro aspetto che è importante sottolineare. Da decenni, ormai in gran parte del mondo che si auto-considera civile, il crimine di aborto è non solo legittimato con apposite normative, ma è stato anche elevato, nella mentalità corrente, a “diritto della donna”.

Ora, cosa c’è di più abominevole, vigliacco, osceno, dell’uccisione dell’essere umano più innocente e indifeso che ci sia, il bimbo che è ancora nell’utero materno? Per non parlare poi degli aborti che si effettuano semplicemente lasciando morire il bambino che ha avuto il cattivo gusto di nascere, magari prematuramente, ma vivo. E poi degli aborti “chimici”, e la galleria dell’orrore potrebbe continuare.

Se leggiamo le cifre della strage negli Stati Uniti, lo stesso paese dove in questi giorni folle isteriche stanno assediando l’abitazione del cacciatore, restiamo agghiacciati: tra il 2008 e il 2011 (ultimi dati disponibili), sono stati consumati annualmente da 1.100.000 a 1.210.000 assassinii di bimbi. Signori, leggiamo e rileggiamo queste cifre spaventose, che fanno impallidire la vivacità stragista di un Hitler o di uno Stalin. Questa strage va avanti da decenni.

Né si può dire che in Italia restiamo con le mani in mano. Ogni giorno in Italia si ammazzano mediamente 300 bambini. Certo, non siamo bravi come gli americani (la media americana di aborti pro die è di circa 3.150) , che però sono noti per la loro efficienza, e poi hanno una popolazione che è cinque volte la nostra…

Attualmente il mondo occidentale cosiddetto civile ha una priorità assoluta, che è il trionfo dei pederasti. Nulla è più favorito, coccolato, finanziato con soldi pubblici, di un bel “Gay Pride”, con tutta la sua esibizione oscena e squallida di glutei (e altro) di poveri pervertiti.

Per l’aborto non sono più necessarie manifestazioni di piazza, è ormai entrato nella mentalità comune, non fa più né caldo né freddo, è un “diritto”. L’aborto è un omicidio, l’omicidio, repetita iuvant, del più innocente e indifeso degli esseri umani.

E assistiamo all’assurdo spettacolo di un mondo, affogato nel vizio più lurido, schiacciato da una cappa di immoralità da cui non riesce più a districarsi, che cerca di mostrarsi “morale” indignandosi perché un cacciatore ammazza un leone.

Ripetiamo: un cacciatore ha ammazzato una bestia. Se poi lo ha fatto violando delle regole, potrà finire nei guai. Ma non è né un assassino né un essere spregevole. È, al più, un fesso (ci scusi, ma è così), perché poteva soddisfare la sua passione per i “safari” senza suscitare questo finimondo.

Ma una società – e il discorso vale per gli americani, come per noi, come per tutte le nazioni che hanno legittimato l’aborto – con quale oscena faccia tosta può indignarsi per un animale ammazzato, e ogni giorno assistere impassibile a centinaia, se non migliaia, di uccisioni di innocenti esseri umani?

È follia. È l’inevitabile punto di arrivo del relativismo, divenuto guida dell’agire umano. La differenza tra il bene e il male ormai è annullata. Resta un magma confuso, bagnato dal sangue di innocenti, e che cerca di rifarsi una verginità scatenandosi contro un uccisore di animali. Se questa non è follia, ditemi un po’ cos’è.

Piccola appendice. La follia del relativismo porta anche a risultati pratici folli. Nel marzo del 2010 una Corte del Kansas condannò alla reclusione “per non meno di 50 anni” Scott Roeder, che un anno prima aveva ucciso a colpi di pistola il dottor George Tiller, uno dei più famosi medici abortisti degli Stati Uniti. Il dott. Tiller, che sosteneva di agire “in difesa dei diritti della donna” aveva al suo attivo, e se ne vantava, migliaia e migliaia di aborti. Era, insomma, un assassino seriale di bambini. L’uccisore, Scott Roeder, si consegnò spontaneamente alla polizia e non rinnegò mai, neanche in tribunale, il suo gesto. Dichiarò ai giudici: “il dottor Tiller andava fermato, dovevo farlo. Ora Wichita (la città del Kansas dove avvenne l’uccisione – NdR) è un posto di gran lunga più sicuro per i bambini non nati”. “George Tiller – aggiunse – ha smembrato bambini vivi con l’approvazione dello Stato e la benedizione della Chiesa. Bisogna obbedire sia all’uomo sia a Dio. Ma occorre scegliere”.

Possiamo partire dal presupposto che “nessuno deve farsi giustizia da solo” e concludere che Scott Roeder ha meritato la condanna. Però se riflettiamo sui fatti, vediamo che la situazione è ben più complessa, quasi inestricabile. Il dottor Tiller era senza dubbio un assassino pericolosissimo. Però non esistevano gli strumenti di legge per fermarlo, perché l’aborto è legittimo. Sul fatto che un medico abortista vada fermato, non v’è dubbio. È giusto che lo faccia un privato cittadino? Domanda senza risposta, almeno immediata. Non sappiamo se nel Kansas viga la pena di morte, ma di sicuro anche in quello Stato un assassino seriale verrebbe condannato, come minimo, a passare il resto dei suoi giorni in prigione.

Quesito finale: Scott Roeder è un assassino o un giustiziere? Non mi sento e non voglio dare un giudizio.

Però è utile ricordare questo fatto, perché dimostra che la società senza guida morale, schiava del relativismo, si infila in circoli viziosi pericolosissimi, da cui non sa come uscire. E di fronte agli innocenti uccisi, si straccia le vesti per una bestia uccisa…

(tratto da Riscossa Cristiana)

lunedì 3 agosto 2015

L’Italia NON è un Paese islamico - di Nino Spirlì

Lunedì 3 Agosto 2015 – Santa Lidia
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In questa terra – santa – c’è nato Francesco d’Assisi, e anche Caterina da Siena, Benedetto da Norcia, Chiara d’Assisi, Rita da Cascia, Tommaso d’Aquino, Pio da Pietrelcina, Giovanni XXIII, … … … fino ad arrivare alla “Radio dell’Aldilà” Natuzza Evolo…

Pietro e Paolo scelsero l’Italia e Roma per continuare l’Opera del maestro.
E Roma scelse CRISTO per Fede.
Mi turba e mi sconvolge questa folle corsa verso l’affratellamento forzato con chi mio fratello non vuole essere. Con chi, quotidianamente, minuto dopo minuto, manifesta un odio irreversibile verso tutta la mia Storia e la mia Cultura. Con chi piscia sulle maestose opere d’Arte dell’Occidente progredito e libero.Con chi mi invade cercando di cacciarmi fuori dalla mia terra. Con chi non mi concede in casa sua  la stessa libertà che pretende in casa mia. Con chi pretende di farmi tornare indietro di mille anni, quando i mori sbarcavano col sangue agli occhi sulle mie spiagge per violentare e ammazzare.
africanifuga
Mi fa pensare questa invasione contraddittoria fatta da maschi giovani e forti che “scappano dalle guerre” lasciando in mano al “nemico” donne, vecchi e bambini. Ai miei tempi, la gioventù temeraria combatteva proprio per difendere casa e famiglia.
Infine, mi rompe i maroni la finta bontà di certo marciume sociale e morale che, pur di passare per santo o giusto, sta consegnando martiri a cotanti carnefici.
Assassini, stupratori e drogati ce n’è ovunque, ma è innegabile che i peggiori crimini, oggi, non parlino italiano. 
Dobbiamo consegnare le gole alla lama ogni volta che usciamo di casa, sperando che non sia il nostro turno, o possiamo contare su leggi restrittive e che garantiscano la sicurezza e la tranquillità?
migranti
Fermare gli sbarchi e rimandare i clandestini nei loro Paesi non è peccato: è sacrosanto!
Il peccato, mortale, è consegnare un Paese libero alla tirannia. Soprattutto a quella fanatica e macellaia.
Fra me e me. Perché Cristo non sia crocifisso due volte.